Nel presente lavoro dedicato alla nascita della Wehrmacht, parleremo di come i tedeschi abbiano eluso i limiti draconiani imposti dal trattato di Versailles, adottando gli espedienti necessari per prepararsi al riarmo. Discuteremo inoltre delle scuole per carristi fondate in Unione Sovietica, nonché delle aziende fittizie che permisero alla Krupp di progettare armamenti in clandestinità.
Scenderemo nel dettaglio per comprendere fino a che punto le esperienze della Grande Guerra abbiano plasmato il pensiero critico degli sconfitti, portandoli a sviluppare delle dottrine operative basate sulla Bewegungskrieg, vale a dire sulla guerra di movimento.
È doveroso precisare quanto l’intero programma sia stato reso fattibile dagli espedienti economici, finanziari e valutari escogitati da Hjalmar Schacht, ma anche e soprattutto dal padre spirituale delle forze armate naziste: Hans von Seeckt.
In sintesi, lo scopo dell’articolo è quello di spiegare come Berlino sia riuscita, apparentemente nel giro di 6 anni, a forgiare dal nulla la miglior forza corazzata del mondo, non tanto per la quantità, la tipologia o la sofisticazione dei mezzi, quanto per la loro efficacia e la tecnica d’impiego.
RISORGERE DALLE CENERI: IL RUOLO DI HANS VON SEECKT
La consacrazione delle Panzertruppen arrivò nel settembre del 1939, quando in meno di un mese condussero la Polonia alla capitolazione, e nella primavera successiva, durante la campagna di Francia. Nell’ottobre del 1941, quelle stesse formazioni si sarebbero spinte fino alle porte di Mosca, lasciando presagire un’imminente caduta della città: un traguardo che ha dell’incredibile, se si pensa che fino al 1934 i teutonici non disponevano neppure di un Panzer. Com’è stato possibile?
Facciamo un passo indietro: con la conclusione del primo conflitto mondiale, la Repubblica di Weimar si vide imposte delle limitazioni estreme per quanto concerneva lo strumento bellico, frutto di amputazioni mirate affinché non costituisse più una minaccia per la sicurezza europea. Ad esempio, le clausole dalla 159 alla 163[1] ne riducevano l’esercito ad appena 100.000 effettivi, esclusi i 15.000 della marina. Altre misure erano state invece pensate per impedire la ricostituzione di un comando supremo, di un servizio di intelligence e il ricambio periodico del personale, quest’ultimo per evitare la creazione di riserve. Il numero degli ufficiali venne dunque fissato a 4.000 unità, mentre l’armamento pesante, i veicoli corazzati e qualsiasi tipo di meccanizzazione furono espressamente proibiti.
Non era però finita: gli articoli compresi tra il 162 e il 172 non stabilivano soltanto il calibro massimo delle artiglierie (100mm), ma addirittura il numero dei proiettili per pezzo, delle radio, dei telefoni, delle mitragliatrici e dei mortai.
In questa situazione avvilente, un uomo seppe fare buon viso a cattiva sorte, ingegnandosi con ogni mezzo per trasformare i suddetti limiti in punti di forza. Stiamo parlando di Hans von Seeckt, l’allora Capo di Stato Maggiore del Reichswehr, che grazie a un’opera lungimirante sviluppò un’ossatura in grado di sostenere una rapida espansione militare. Gran parte del suo lavoro si concentrò quindi nell’organizzare la leadership del futuro esercito, formandola sul piano delle dottrine operative, delle strategie e delle tattiche.
Scegliendo tra i veterani che si erano maggiormente distinti nel corso delle ostilità, egli poté realizzare un sistema che premiava quanti avessero ricevuto alti incarichi direttivi, preservandone e sfruttandone le conoscenze. Una rara eccezione fu rappresentata dal tenente Erwin Rommel, insignito della Croce di Ferro di Prima Classe e della Pour le Mérite per l’audacia dimostrata nelle Argonne, sul fronte rumeno e su quello italiano (dove partecipò fra l’altro a Caporetto).
Tra i maggiori contributi offerti da von Seeckt figurava l’idea di concludere dei patti segreti con l’URSS, propedeutici alla fondazione delle cosiddette Panzertruppenschulen (letteralmente “scuole per carristi”). Non fu certo un caso se Berlino fu tra le prime a riconoscere il governo bolscevico, ritenuto illegittimo dal resto dell’Occidente, cui fece seguito la stipula di molteplici accordi commerciali.
Furono così aperte varie scuole, la più famosa delle quali, la Kama, venne costruita a Kazan[2]. Qui furono perfezionate diverse tattiche imperniate sull’utilizzo delle Stoßtruppen, le formidabili truppe d’assalto, ampliandone il concetto mediante l’unione con l’arma corazzata[3].
Potrà sorprendere constatare che alcuni dei protagonisti del secondo conflitto mondiale, nello specifico Guderian, Manstein, Model, Voroshilov e altri ancora si siano formati in questi ambienti, e che a partire da una simile esperienza Tuchačevskij abbia sviluppato la cosiddetta Glubokaya Operatsiya, ossia la dottrina delle operazioni in profondità.
A Kama vennero inoltre testati i prototipi del Grosstraktor, tentativo ambizioso di introdurre un carro medio, nonché un’ampia gamma di veicoli dal Leichttraktor al Panzer I che, nella sua versione finale, divenne il modello più impiegato dall’Heer[4] fra il 1934 ed il 1939.
LO SVILUPPO DEGLI ARMAMENTI E IL RUOLO DELLA FINANZA
Nei primi mesi del 1927, la Commissione Inter-Alleata adibita al monitoraggio dell’esercito di Weimar si ritirò, rinunciando in tal modo a verificarne l’ottemperanza ai dettami di Versailles. Fu allora che molti uffici progettuali della Krupp rientrarono in Germania[5], continuando lo sviluppo di nuovi armamenti.
Vennero anche sperimentati dei sistemi di produzione all’avanguardia quali presse e torni pesanti, capaci di produrre proiettili di artiglieria con velocità venti volte superiori rispetto al passato.
Il periodo di forzata de-militarizzazione ebbe quindi degli effetti benefici, uno su tutti quello di aver reso disponibili degli hardware moderni senza l’intralcio costituito dalle rimanenze della Grande Guerra.
Essenziale al riarmo e al finanziamento del Partito Nazionalsocialista (NSDAP) fu il sostegno del summenzionato Schacht, all’epoca presidente della Reichsbank: egli infatti si prodigò per convincere gli industriali della Renania ad appoggiare l’ascesa di Hitler, promettendo in cambio un sensibile aumento dei profitti grazie alle commesse militari. Oltretutto, in virtù della propria influenza, rinegoziò le clausole economiche e riparatorie sancite nella decade precedente, tanto che sul finire degli anni ‘30 il loro peso si era notevolmente ridotto.
L’ASPETTO DOTTRINALE: LA BEWEGUNGSKRIEG
Per quanto concerne la parte teorica, è imperativo soffermarsi sul contributo prestato da Heinz Guderian e da Oswald Lutz, veri promotori della meccanizzazione delle forze armate.
È bene comunque ribadire che fu von Seeckt a renderla possibile, scegliendo le persone giuste affinché completassero la sua opera di ristrutturazione. Altrettanto preziosa fu l’analisi delle esperienze pregresse, dalle quali si evinse che le vittorie più schiaccianti non erano state ottenute con offensive su larga scala, né tantomeno con una lunga preparazione dell’artiglieria: al contrario, l’impiego delle Stoßtruppen aveva consentito lo sfruttamento dei punti deboli dell’avversario, impedendogli di stabilire una qualsiasi linea di arresto[6].
Tali lezioni, unite a quelle apprese negli scontri di Tannenberg e di Gorlice-Tarnow, avevano forgiato l’approccio critico del generale, spingendolo alla conclusione secondo cui i conflitti futuri sarebbero stati decisi dalla mobilità e dal miglior addestramento. Va poi sottolineato che, a differenza di quanto si è soliti credere, non fu il Terzo Reich a propiziare un nuovo modo di fare la guerra, bensì alcune figure i cui contatti con l’ideologia nazista risalivano a una fase successiva.
Ma veniamo alla nascita della Panzerwaffe.
Nel 1922, Il capitano Guderian assunse la direzione delle forze motorizzate: l’intento era quello di sondare la fattibilità di costituire dei reparti che includessero anche dei mezzi corazzati, sviluppando al tempo stesso le dottrine più idonee al loro utilizzo. Avrebbe scritto nelle proprie memorie:
[…] l’unico modo di rendere al meglio le prestazioni di una forza motorizzata è di rendere tutto ciò che è al suo seguito motorizzato a sua volta. Le forze devono essere in grado di muoversi all’unisono su ogni tipo di terreno.
Parimenti, nell’opera Achtung Panzer riconobbe l’influenza avuta da John Fuller e da Percy Hobart, adoperandosi affinché i loro manoscritti venissero integrati nei testi formativi del corpo ufficiali.
In cosa consisteva l’originalità dei tedeschi, allora? La risposta deve essere ricercata nella cosiddetta Auftragstaktik, ossia nell’indipendenza operativa e decisionale dei comandanti: senza di essa, le potenzialità della Bewegunskrieg sarebbero rimaste esclusivamente sulla carta[7].
Nove anni dopo, Guderian iniziò una fruttuosa collaborazione con l’oberst general Oswald Lutz, suo diretto superiore, presupposto per la creazione delle prime tre Panzerdivisionen (ottobre 1935).
I MEZZI E LE DOTAZIONI TECNICHE
Come già accennato nel paragrafo introduttivo, la superiorità delle colonne corazzate teutoniche fu il prodotto di un insieme di fattori quali, ad esempio, l’integrazione di ottiche di buon livello, di sistemi di puntamento elettrici e, infine, di un complesso di cineprese gestito dall’UFA[8]. Non meno importante fu l’installazione di rice-trasmittenti su ciascun veicolo, scelta avanguardistica se confrontata con l’approccio perorato degli avversari.
Volgendo uno sguardo alle dotazioni organiche, si può invece constare una certa volontà nel differenziare la tipologia dei mezzi: tra questi spiccavano i carri lenti per il supporto della fanteria, i Panzer IV col cannone corto da 75mm; quelli medi da sfondamento, nello specifico i Panzer III; i modelli leggeri con compiti di supporto e di ricognizione.
Si pensò infine a un cingolato pesante per il combattimento puro, munito di un’artiglieria da 150mm e di una spessa blindatura. Benché un simile concetto si fosse rivelato inattuabile per le capacità costruttive ante-belliche, l’intero concetto venne ripreso e perfezionato negli anni a venire, dando vita a quello che sarebbe divenuto il leggendario Panzerkampfwagen VI Tiger.
Ciò che avete letto è solo un estratto delle tematiche analizzate, in maniera assai più strutturata, nell’approfondimento “La genesi della Wehrmacht – La Blitzkrieg”. Se non avete ancora soddisfatto la vostra sete di curiosità, questo è il momento giusto per godervi l’ottimo video realizzato dal canale YouTube Parabellum.
Buona visione!
Mirko Campochiari, Niccolò Meta
La Minerva
NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Ci si riferisce ovviamente al Trattato di Versailles.
[2] Il nome in codice “Kama” deriva dalla combinazione di Kazan e Malbrandt, il quale fu il primo ufficiale teutonico incaricato della supervisione del progetto. Per trarre in inganno eventuali osservatori internazionali eludendo lo spionaggio militare, i tedeschi indossavano uniformi sovietiche.
[3] Alla scuola di Kama si sarebbero aggiunte la Kampffliegerschule di Lipezk, destinata ai piloti della Luftwaffe, e un campo per la sperimentazione di armi chimiche, la Gastestgelande Tomka, nei pressi di Saratov.
[4] Il termine Heer sta a indicare l’esercito tedesco.
[5] Un simile processo assunse il nome di Schwarze Produktion, letteralmente “produzione nera” (nel senso di oscura). Basti pensare che la paternità del leggendario 88mm apparteneva a un team di ritorno dalla Svezia.
[6] I tedeschi poterono ispirarsi anche all’esempio di Tannenberg, dove i russi furono aggirati grazie all’utilizzo della veloce e agile cavalleria.
[7] Compito degli ufficiali non era solo quello di sfruttare le occasioni che si presentavano, ma anche intuire il punto dove esercitare la massima pressione (il cosiddetto Schwerpunkt, ciò che Rommel amava definire “il calderone”).
[8] La UFA (Universum Film AG) è una società di produzione cinematografica. Scopo delle cineprese era quello di registrare l’andamento delle esercitazioni con finalità di studio.
- The Roots of Blitzkrieg: Hans von Seeckt and German Military di James S. Corum (Inglese)
- Panzer Truppen: The Complete Guide to the Creation & Combat Employment of Germany’s Task Force-Formations, Organizations, Tactics, Combat Reports, Unit Strengths 1933-1942 di Thomas L. Jentz (Inglese)
- British Armour Theory and the Rise of the Panzer Arm: Revising the Revisionists di A. Gat (Inglese)
- Unholy Alliance: Russian-German Relations from the Treaty of Brest-Litovsk to the Treaty of Berlin di Gerald Freund (Inglese)
- Poland 1939: The Blitzkrieg Unleashed (Hitler’s War Machine) di Bob Carruthers (Inglese)
- Poland 1939 Birth of Blitzkrieg di Steven J. Zaloga (Inglese)
- Achtung Panzer! The Development of Tank Warfare di Heinz Guderian (Inglese)
- Machine Warfare: An Enquiry into the Influence of Mechanics on the Art of War di J. F. C. Fuller (Inglese)
- Death of the Wehrmacht: The German Campaigns of 1942 di Robert Citino (Inglese)
- Hobart’s 79th Armoured Division at War: Invention, Innovation and Inspiration di Richard Doherty (Inglese)
- The Reformation of War di J. F. C. Fuller (Inglese)
- The Foundations of the Science of War di J. F. C. Fuller (Inglese)
- On Future Warfare di J. F. C. Fuller (Inglese)
- The future of the German empire (1930) di Hans von Seeckt (Inglese)
- Panzer Leader di Heinz Guderian (Inglese)
- The Blitzkrieg Legend: The 1940 Campaign in the West di Karl-Heinz Frieser (Inglese)
- Storm of Steel: the Development of Armored Doctrine in Germany and the Soviet Union 1919-1939, di Mary Habeck (Inglese)
- Janis Berzins, “Memo on Liquidation of Facility at Kazan,” July 29th, 1933. Manuscripts and Archives Collection Yale University. (Inglese)
- Wilhelm Deist, The Wehrmacht and German Rearmament , Toronto University (Inglese)
- The Reichswehr and Politics, 1918-1933 (Berkeley University of California) di F.L. Carsten (Inglese)
- Deep Battle: the Brainchild of Marshal Tukhachevskyi, (London: Brassey’s Defense) di Richard Simpkin (Inglese)
- The Rise of the Wehrmacht: The German Armed Forces and World War II, Volumes I and II (Westport) di Samuel W. Mitcham Jr. (Inglese)