Storia delle forze corazzate israeliane

DALLA GUERRA D’INDIPENDENZA

Le Forze di Difesa Israeliane (צבא ההגנה לישראל, Tzva HaHagana LeYisra’el), conosciute anche come Tsahal o IDF, sono nate nel 1948 con il compito di garantire l’esistenza, l’integrità territoriale e la sovranità della giovane repubblica, proteggendone gli abitanti e combattendo qualsiasi forma di terrorismo che ne minacci la vita quotidiana.

A partire dalla guerra d’indipendenza (1948)[1], l’IDF ha sempre dovuto combattere in condizioni di inferiorità numerica contro le coalizioni degli Stati arabi che, di volta in volta, si sono costituite nell’intento di distruggere Israele.

Durante le ostilità, la Tsahal poteva infatti contare su un’unica brigata corazzata, l’8ª, composta da 2 sole compagnie di carri dotate di mezzi raccogliticci, nello specifico 6 blindati GM Otters appartenuti alla polizia palestinese (che operava al fianco degli inglesi); 1 Daimler Mk1, sottratto alla Royal Air Force (RAF) e provvisto di un cannone da 2 libbre; 2 carri leggeri R38 strappati alle forze siriane; 2 Cromwell prelevati da un deposito britannico; 1 M4 Sherman, costruito utilizzando i pezzi di ricambio provenienti da un deposito di veicoli inefficienti. A questa unità si affiancavano altre 11 brigate di fanteria, invero dotate di scarso equipaggiamento pesante.

Nel corso dei mesi, gli israeliani sarebbero comunque riusciti a far giungere in Palestina un gran numero di armi e materiali, compresi gli aerei da caccia Avia S-199 (copia cecoslovacca dei leggendari Messerschmitt Bf 109) e altri veicoli corazzati come gli Sherman (alcuni dei quali recuperati, privi di armamento, in Italia). Di particolare interesse risulta la difesa del Kibbutz di Negba, situato nella parte settentrionale del deserto del Negev, dove i soldati con la stella di Davide affrontarono gli M13/40 che gli egiziani avevano recuperato dalla piana di El Alamein.

Pur essendo uscita vincitrice dal conflitto, Israele si rese conto che difficilmente avrebbe vissuto in pace e, pertanto, iniziò una corsa al riarmo guardando a Occidente. Allo scoppio della crisi di Suez, nel 1956, poteva disporre di centinaia di mezzi corazzati come i summenzionati Sherman[2], 20 cacciacarri M10 (in origine muniti di un pezzo da 17 libbre, in seguito sostituito con un cannone CN 75-50 da 75 mm), 180 carri leggeri AMX 13 e svariati trasporti truppe M3 Halftrack. Nondimeno, un simile processo non venne accompagnato da un valido programma di addestramento degli equipaggi[3], tanto che durante l’Operazione Kadesh[4] l’esercito riuscì a schierare solamente 280 veicoli sui 460 disponibili, mettendo in campo 3 Brigate (Hativa) corazzate e 2 battaglioni carri indipendenti (a ranghi fortemente ridotti).

…ALLA CRISI DI SUEZ

L’offensiva ebbe inizio il 29 ottobre 1956 con l’attacco a Gaza e l’invasione del Sinai, facendo registrare rapidi progressi verso la zona del canale; fu un assalto violento, al punto che in sole 30 ore le formazioni della IDF distrussero o catturarono 27 T-34/85, 6 SU-100, 45 carri Valentine e i loro derivati Archer, 60 BTR-152, 282 Bren Carrier e, infine, 55 Sherman; i maggiori successi furono quelli ottenuti a Kusseina dalla 7ª Brigata corazzata contro l’omologa 1ª egiziana. La campagna sarebbe quindi terminata con le truppe israeliane padrone dell’intera penisola e attestate, secondo gli accordi stipulati con gli anglo-francesi, su una linea distante 10 chilometri dal Canale di Suez.

Conscia delle lacune pregresse, la Tsahal si imbarcò in un vasto programma di addestramento e di riorganizzazione delle proprie unità, soprattutto quelle corazzate, che vennero finalmente riequipaggiate con nuovi materiali: carri M48 in varie versioni, rinominati Magach; i britannici Centurion, ribattezzati Sho’t; gli inossidabili Sherman, sia nelle varianti con il pezzo da 76 mm, sia gli M50-M51 (rispettivamente con cannoni francesi CN 75-50 da 75mm e Modèle F1 da 105/44). È opportuno constatare che appena il 30% dei primi due MBT[5] venne impiegato in azione, in quanto il resto si trovava nei depositi per i previsti lavori di upgrade che contemplavano, per gli M48, il montaggio degli L7 da 105 mm, e dei 20 libbre per i Centurion[6].

Vennero così costituite 8 brigate corazzate, 4 meccanizzate e 5 battaglioni indipendenti[7] che, assieme ai reparti di fanteria e ai paracadutisti, crearono 6 Ugda[8]. Le più importanti risultavano essere la Peled, la Tal (84ª Divisione corazzata), la Arik (38ª Divisione corazzata) e la Yoffe (31ª Divisione corazzata).

LA GUERRA DEI SEI GIORNI…

L’attacco delle forze terrestri venne preceduto da una vasta operazione di annichilimento delle aeronautiche arabe, nome in codice Focus, lanciata la mattina del 5 giugno 1967; quando calò la sera, 18 basi nemiche risultavano completamente distrutte, e su di esse giacevano i relitti di più di 450 aerei; a questi si dovevano sommare 60 velivoli abbattuti in combattimento[9].

Fu allora che le aviazioni di Egitto, Giordania, Iraq e Siria cessarono di esistere, non potendo più appoggiare in alcun modo l’avanzata delle proprie truppe. Di seguito sono elencate le perdite sostenute:

– 148 MIG 21 (104 egiziani; 32 siriani; 12 irakeni)

– 29 MIG 19 (Egitto)

– 112 MIG 17 (94 egiziani, 16 siriani e 2 irakeni)

– 14 Sukhoi SU 7 (Egitto)

– 27 Hawker Hunter (21 giordani, 5 irakeni e 1 libanese)

– 31 Tupolev TU 16 (30 egiziani e 1 irakeno)

– 31 Ilyushin Il 28 (27 egiziani, 2 siriani e 2 irakeni)

A quel punto le unità corazzate israeliane poterono operare con un supporto aereo completo, cruciale nel garantirne una fulminea avanzata verso la penisola del Sinai e sul Golan, entrambi conquistati dopo 6 giorni di combattimenti.

…E IL CONFLITTO DELLO YOM KIPPUR

Allo scoppio della guerra dello Yom Kippur, nell’ottobre del 1973, le forze corazzate erano ulteriormente cresciute, raggiungendo un totale di 2.150 mezzi tra Sho’t, Magach (M48 e M60), alcune centinaia di Sherman e, per concludere, quei veicoli catturati sette anni prima al nemico. Anche la fanteria meccanizzata venne potenziata, introducendo in servizio all’incirca 600 APC (Armored Personnel Carrier) tra M113, M577 e M548, ai quali si affiancavano ben 3.800 M3 Halftrack e 300 BTR[10].

Organicamente le unità terrestri erano così suddivise: 6 divisioni corazzate, 1 brigata indipendente e 3 battaglioni carri; secondo le previsioni, ogni Ugda doveva essere costituita da 2 brigate corazzate, 1 meccanizzata, 1 battaglione da ricognizione, 1 di artiglieria e 1 di supporto[11]. Conviene tuttavia sottolineare come, durante gli scontri del 1973, la loro composizione venne modificata con rinforzi e sottrazioni in base alle esigenze, nonché a causa delle gravi perdite[12].

Il conflitto dello Yom Kippur fu vinto a caro prezzo dagli israeliani: basti pensare che la componente corazzata si ritrovò con la metà dei propri carri funzionanti (circa 1.100), molti dei quali danneggiati più o meno seriamente, mentre le stesse formazioni furono ridotte a 1/3 della loro forza effettiva; i reparti che penarono maggiormente furono la “Albert” (252ª Divisione corazzata) e la “Raful” (36ª Divisione corazzata), gli unici due ad affrontare gli eserciti egiziano e siriano fin dai primissimi scontri[13].

LA RIORGANIZZAZIONE DELLE FORZE CORAZZATE E IL CARRO MERKAVA

Le lezioni apprese sul campo di battaglia furono accuratamente studiate dai difensori, tanto che già nel 1977 il loro inventario annoverava 3.800 tanks, 2.500 M113, 3.000 M3 e 400 APC di provenienza russa, questi ultimi sottratti agli avversari.

Le nuove unità vennero inoltre riorganizzate, con le 9 Ugda (3 attive e 6 della riserva) che ricevettero una terza brigata corazzata, mentre quelle meccanizzate furono tolte ai comandi Divisione per divenire delle unità indipendenti, ripartite a seconda dei compiti da svolgere. In soli 4 anni, gli israeliani erano quindi riusciti a ricostituire le proprie forze terrestri, raddoppiando il numero dei veicoli e ristrutturando la catena di comando[14].

Di particolare interesse fu la modifica organica delle brigate meccanizzate che, alla fine degli anni ’80, persero i propri battaglioni della riserva assieme ad alcuni per l’addestramento equipaggiati con gli M51[15].

Una simile crescita proseguì a ritmo incalzante, tanto che nel 1980 esistevano ben 11 comandi di Divisione (3 attivi e 7 della riserva) con circa 4.200 carri, sottoposti a importanti programmi di aggiornamento che condussero all’adozione delle prime varianti delle corazze reattive (Explosive Reactive Armour) “Blazer”.

Fattore molto importante fu l’ingresso in servizio del carro Merkava (מרכבה), un veicolo progettato e realizzato partendo dall’esperienza maturata in guerra. Ideato all’inizio degli anni ’70, il primo esemplare entrò in servizio nel 1979 rappresentando una novità, vista la particolare ergonomia contraddistinta dal motore posizionato davanti alla torretta.

Il mezzo ricevette il battesimo del fuoco in Libano durante l’Operazione Pace in Galilea, nel corso del 1982, offrendo eccellente prova di sé, tanto che la produzione venne incrementata sino a dar vita a nuove e più performanti versioni:

Merkava Mk I: armata con il cannone M64 L71A da 105 mm (designazione della copia costruita su licenza del Royal Ordnance L7);

Merkava Mk II: variante aggiornata della Mk I con alcuni upgrade al FCS[16] e una maggior protezione. È stata ulteriormente modificata con le denominazioni di Mk IIB, dotata di un moderno sistema per il combattimento notturno; Mk IIC, provvista di una miglior corazzatura nella parte superiore della torretta; Mk IID, munita di una protezione modulare facilmente sostituibile[17].

Merkava Mk III: prodotta tra il 1989 ed il 2006, si distingue per l’armamento costituito da un pezzo da 120 mm fabbricato dalla Israel Military Industries (oggi IMI Systems), copia del tedesco Rheinmetall L44, asservito da un nuovo sistema di tiro e installato in una torretta dal design avanzato. Della Mk III esistono le sottoversioni BAZ (in ebraico ברק זוהר, Barak Zoher, letteralmente “fulmine splendente”), fornita di una sofisticata suite NBC[18], di protezioni balistiche e di un sistema di condizionamento; la Mk IIID Dor-Dalet (in ebraico דור-דלט, ossia “quarta generazione”).

Merkava MkIV: ampiamente ridisegnata con protezioni modulari, armata con lo stesso cannone da 120mm; di questo veicolo è stata introdotta in servizio la versione IVMWindbreaker” (in ebraico מעיל רוח Meil Ruach), equipaggiata con il sistema APS (Active Protection System) Trophy e impiegata per la prima volta durante l’Operazione Protective Edge, nel 2014. Il Trophy ha impedito ai razzi e ai missili controcarro lanciati dai miliziani di Hamas di colpire i mezzi che, invece, avevano subito perdite durante gli scontri nel Libano del sud (2006).

I modelli Mk III e Mk IV hanno rimpinguato i battaglioni carri nelle brigate corazzate sostituendo i Magach e gli Sho’t, i cui scafi sono stati reimpiegati assieme a quelli dei T55 per produrre degli efficaci APC pesanti[19]. Attualmente questi trasporti truppe sono affiancati da nuovi veicoli, in particolar modo dal Namer (in ebraico נמ”ר Leopardo), il cui nome deriva dalle parole “Nagmash” (APC) e “Merkava” perché appunto derivato dal Mk IV, e dall’Eitan (in ebraico אֵיתָן solido, forte), un AFV (Armoured Fighting Vehicle) 8×8.

Entrambi i mezzi hanno la possibilità di montare varie tipologie di torrette remotizzate, invero provviste di un’ampia tipologia di armamenti a partire dalle mitragliatrici FN MAG da 7,62mm, le M2 da 12,7mm, fino agli ultimi dispositivi senza equipaggio con cannone ATK (Northrop Grumman) da 30mm e missili anticarro Spike.

Attualmente le forze operative terrestri sono organizzate su 3 comandi di Corpo d’Armata (Nord, Centro e Sud), ognuno con 1 Divisione corazzata in servizio attivo che comprende anche unità della riserva[20] e 1 Divisione territoriale[21]. Oltre a queste vi sono 7 reparti corazzati della riserva, più altre unità di fanteria.

Le forze sono composte principalmente da personale di leva[22], con una forza effettiva di 186.500 effettivi tra uomini e donne, stando ai dati del 2008. Ad essi si affiancano, in caso di crisi ed in poche ore, circa 445.000 riservisti, che rappresentano il nerbo delle forze armate israeliane.

Federico di Miceli

La Minerva

Classificazione: 5 su 5.

NOTE

[1] Il conflitto arabo israeliano del 1948 è conosciuto, in Israele, con il nome di guerra di indipendenza. Esso fu il risultato dell’attacco condotto dalle potenze limitrofe in risposta alla Risoluzione 181: tale deliberazione prevedeva la suddivisione della Palestina in uno Stato ebraico e in uno arabo.

[2] Questi ultimi in varie versioni, compresi i primi 25 M50 dotati di cannoni francesi CN 75-50 da 75 mm.

[3] Questo discorso valeva ancora di più per i reparti della riserva.

[4] Con Operazione Kadesh si intende la partecipazione israeliana alla “crisi di Suez” del 1956.

[5] Un Main Battle Tank (MBT) rappresenta il tipo di carro che si è sviluppato successivamente alla seconda guerra mondiale.

[6] Tra quelli impiegati nei combattimenti solo il 3% era equipaggiato con il nuovo cannone inglese.

[7] Le brigate corazzate si componevano di 2 battaglioni carri e 1 meccanizzato; quelle meccanizzate di 2 battaglioni meccanizzati e 1 di carri. Tutte le formazioni avevano organici completi.

[8] Le Ugda sono unità a livello Divisione con organici non predefiniti. Dovevano i loro nomi ai comandanti.

[9] Durante la guerra, gli israeliani persero 24 piloti su 235 disponibili.

[10] Nello specifico 250 BTR 40 e 50 BTR 152.

[11] Il rapporto teorico tra compagnie carri e di fanteria doveva essere, almeno in teoria, di 24 a 14.

[12] Ciascuna brigata contava ora su 3 battaglioni corazzati, costituiti da 3 compagnie carri e da 1 meccanizzata. Importanti eccezioni erano la 7ª, che contava su 2 battaglioni di carri e 1 meccanizzato, e la 274ª, imperniata su 4 battaglioni carri. Le formazioni meccanizzate erano invece organizzate su 1 battaglione carri e 2 meccanizzati.

[13] La Ugda “Raful” resistette all’assalto siriano contrapponendo, durante la famosa battaglia difensiva della Valle delle Lacrime, 177 Sho’t a circa 1.200 carri nemici.

[14] Secondo gli organici dell’epoca esistevano 28 brigate corazzate: 12 erano dotate di carri Magach, 12 di carri Sho’t, 3 di carri Tiran 4/5 ed 1 di carri Tiran 6. Ad esse andavano sommate altre 9 meccanizzate, 1 corazzata indipendente e 3 battaglioni carri indipendenti.

[15] Quest’ultima mossa non dipendeva tanto dalla vetustà dei veicoli, quanto dal fatto che gli equipaggi addestrati al loro impiego terminarono il servizio nella riserva.

[16] Il Fighting Combat System è il sistema di puntamento.

[17] Nel 2016, l’ultima brigata corazzata ha ceduto gli Mk II per sostituirli con gli Mk III e IV.

[18] Il termine protezione NBC indica, nella terminologia militare, l’insieme di accorgimenti studiati per limitare l’impatto sulle proprie forze di agenti aggressivi lanciati dal nemico nella guerra NBC (nucleare, biologica, chimica).

[19] Il loro compito è quello di a supportare le unità di fanteria e del genio d’assalto in luogo degli M113, i quali però vengono ancora impiegati in attività non di seconda linea.

[20] La Divisione corazzata del Comando Sud è una unità della riserva.

[21] Il Comando Centro comprende anche la 98ª Divisione paracadutisti.

[22] La durata è di 36 mesi per gli uomini, 24 per le donne.

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