Iosif Vissarionovič Džugašvili (1878-1953), noto ai più con lo pseudonimo di Stalin (acciaio), assume la carica di Segretario Generale del Partito Comunista Russo[1]. È il primo passo verso l’edificazione di un sistema monocratico e iper-burocratizzato, necessario a garantirne la presa sull’intera società civile.
Il rapido declino delle condizioni salutari di Lenin (1870-1924), vittima di tre ictus che ne avevano irrimediabilmente compromesso l’integrità psicofisica, aveva offerto il terreno ideale perché si scatenasse una feroce lotta per la successione. Quando accadde l’inevitabile, il 21 gennaio 1924, il leader bolscevico non aveva infatti designato alcun erede politico: Nikolai Bucharin (1888-1938), esponente di rilievo dell’ala destra, era stato accusato di “non aver mai appreso e, forse, mai compreso appieno la dialettica marxista”; Lev Trockij (1879-1940), fondatore dell’Armata Rossa e Commissario per il popolo agli Affari Militari, fu invece ritenuto colpevole di aver curato “il solo lato amministrativo dei problemi”; infine, Stalin venne…
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