Afghanistan 1979-89 – Atto III: dalle offensive del Panjshir alla “ferita sanguinante”

La Minerva

Barzelletta ricorrente a Mosca

“Perché ci troviamo ancora in Afghanistan?

Perché stiamo ancora cercando chi ci ha invitato!”

Dupree.L., Afghanistan in 1982: still no solution, «Asian Survey», Vol. 23, No. 2, «A Survey of Asia in 1982: Part II», Feb., 1983, University of California Press, p.133.

Nelle intenzioni della nomenklatura e del Comando Supremo delle Forze Armate (STAVKA), l’intervento in Afghanistan avrebbe dovuto porre le premesse per una sua pacificazione, salvaguardandone il regime da un tracollo che mai come allora era apparso così imminente. Propedeutiche al raggiungimento di un simile obiettivo erano inoltre quelle misure atte a riconquistare il favore dei cittadini: la sospensione della campagna teofoba inaugurata all’indomani della rivoluzione di Saur; l’affrancamento dei prigionieri politici accusati di slealtà verso il governo; l’apertura del Fronte Nazionale[1] a una corrente Khalq in pieno controllo della burocrazia[2].

Sfortunatamente…

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