In occasione del settantasettesimo anniversario della resa della 6ªArmata, La Minerva desidera pubblicare questa breve testimonianza scritta dal soldato semplice Wilhelm Hoffman.
Inquadrato nel 267°Reggimento della 94ª Divisione di fanteria, Wilhelm partecipò ai combattimenti che sconvolsero Stalingrado fra l’agosto del ’42 e il febbraio del ’43, annotando sul proprio diario gli umori circolanti fra le truppe germaniche: una lenta, penosa agonia attraverso l’inferno della città sul Volga, teatro di scontri destinati a mutare per sempre le sorti del conflitto. Una cronaca in cui l’entusiasmo iniziale cede il passo alla disperazione che seguì l’accerchiamento della grande unità, preludio del suo stesso annichilimento[1].
29 LUGLIO 1942
Il comandante della compagnia ha detto che le truppe russe sono sull’orlo del collasso, e non possono resistere ancora a lungo.
Raggiungere il Volga e conquistare Stalingrado non sarà così difficile per noi. Il Führer sa dov’è il punto debole dei russi.
La vittoria non è troppo lontana… .
2 AGOSTO
Quali grandi spazi occupano i sovietici! Quali ricchezze ci attendono, una volta che la guerra sarà conclusa! Cerchiamo solo di farla finita presto.
Credo che il Führer ci condurrà alla vittoria.
10 AGOSTO
Ci sono stati letti gli ordini del Führer. Egli si aspetta la nostra vittoria. Siamo tutti convinti che nessuno potrà fermarci!
12 AGOSTO
Stiamo avanzando in direzione Stalingrado, lungo la linea ferroviaria.
Ieri i “Katyushi” (lanciarazzi semoventi, n.d.a) e i carri russi hanno bloccato il nostro reggimento.“I russi stanno impiegando le loro ultime forze”, mi ha spiegato il capitano Werner. Stiamo per ricevere rinforzi su larga scala, e i russi verranno battuti.
Questa mattina i soldati più meritevoli sono stati insigniti di medaglie. Tornerò davvero da Elsa (la fidanzata di Wilhelm, n.d.a) senza una decorazione? Credo che, per Stalingrado, il Führer decorerà anche me… .
23 AGOSTO
Splendide notizie! A nord di Stalingrado le nostre truppe hanno raggiunto il Volga e catturato parte della città. I russi hanno due alternative: ripiegare attraverso il fiume o arrendersi.
L’interprete della nostra compagnia ha interrogato un ufficiale russo che abbiamo catturato. Era ferito, ma ha affermato che i russi combatteranno per Stalingrado fino all’ultimo proiettile.
Qualcosa di incomprensibile, infatti, si sta verificando: a nord le nostre truppe hanno catturato parte di Stalingrado e raggiunto il Volga, ma a sud le loro divisioni continuano a resistere ferocemente, benché condannate. Fanatismo… .
4 SETTEMBRE
Siamo stati dirottati a nord, verso Stalingrado. Abbiamo marciato tutta la notte e, all’alba, abbiamo raggiunto la stazione di Voroponovo. Riusciamo già a vedere la città in fiamme.
È un bel pensiero sapere che la fine della guerra si sta avvicinando. Questo è ciò che dicono tutti.
Se solo i giorni e le notti passassero più in fretta… .
11 SETTEMBRE
Il nostro battaglione sta combattendo nei sobborghi di Stalingrado. Riusciamo già a vedere il Volga.
I combattimenti proseguono senza sosta. Ovunque ci si volti c’è fuoco e fiamme. I cannoni e le mitragliatrici dei russi stanno sparando dal di fuori delle città in fiamme. Fanatici… .
13 SETTEMBRE
Un numero sfortunato.
Questa mattina un attacco di “Katyushi” ha inferto pesanti perdite alla compagnia: 27 morti e una cinquantina di feriti. I russi stanno combattendo disperatamente come bestie selvatiche. Non si arrendono, ma serrano le distanze e lanciano granate.
Ieri è morto il tenente Kraus, e non c’è alcun comandante di compagnia.
16 SETTEMBRE
Il nostro battaglione sta attaccando, assieme ai carri armati, l’elevatore per il magazzino di grano, dal quale continua a innalzarsi del fumo – il grano all’interno sta bruciando, sembra che gli stessi russi lo abbiano dato alle fiamme. Barbarie.
Il battaglione sta subendo forti perdite. Non vi sono più di 60 uomini superstiti in ciascuna compagnia. L’elevatore non è occupato da uomini, ma da diavoli che né le fiamme né i proiettili possono distruggere.
18 SETTEMBRE
I combattimenti proseguono all’interno dell’elevatore di grano. I russi là dentro sono condannati a morte; il comandante del battaglione ha detto: “I commissari politici hanno ordinato loro di morire lì”.
Se tutti gli edifici di Stalingrado sono difesi in questo modo, nessuno dei nostri soldati farà ritorno in Germania.
Ho ricevuto una lettera da Elsa, oggi. Mi aspetta a casa, quando avremo vinto.
22 SETTEMBRE
La resistenza russa nell’elevatore di grano è stata piegata. Le nostre truppe stanno avanzando verso il Volga […].
I nostri soldati non hanno mai preso parte a dei combattimenti così feroci.
28 SETTEMBRE
Oggi il nostro reggimento e l’intera divisione stanno celebrando la vittoria. Assieme agli equipaggi dei nostri panzer abbiamo conquistato la parte meridionale della città, raggiungendo il Volga.
Abbiamo pagato a caro prezzo la nostra vittoria. In tre settimane abbiamo catturato a malapena 9 chilometri quadrati. Il comandante si è congratulato per il nostro successo… .
3 OTTOBRE
A quanto pare attaccheremo le fabbriche, le cui ciminiere scorgiamo distintamente. Dietro di loro c’è il Volga.
Siamo entrati in una nuova area. Era notte, ma abbiamo visto moltissime croci con in cima i nostri elmetti. Abbiamo davvero perso così tanti uomini?
Sia maledetta questa Stalingrado!
5 OTTOBRE
Il nostro battaglione è partito all’attacco per quattro volte, ed è stato respinto in ciascuno di essi.
I cecchini russi colpiscono tutti coloro che si espongono imprudentemente.
22 OTTOBRE
Il nostro reggimento non è riuscito a penetrare nella fabbrica. Abbiamo perso così tanti uomini; ogni volta che ci muoviamo dobbiamo scavalcare i cadaveri. Di giorno si respira a stento: non c’è modo di rimuovere i corpi, così vengono lasciati lì a decomporsi.
Chi mai avrebbe pensato, tre mesi fa, che invece delle gioie della vittoria avremmo dovuto patire simili sacrifici e torture, la cui fine non è nemmeno in vista?
I soldati chiamano Stalingrado “la fossa comune della Wehrmacht” […].
27 OTTOBRE
Le nostre truppe hanno catturato l’intera fabbrica “Barrikady”, ma non riusciamo a sfondare oltre il Volga. I russi non sono uomini, ma creature forgiate con l’acciaio; non si stancano mai, e non hanno paura del fuoco.
Siamo totalmente esausti; adesso il nostro reggimento ha a malapena la forza di una compagnia. L’artiglieria russa dall’altra parte del Volga non ci fa neppure alzare la testa.
10 NOVEMBRE
Ho ricevuto una lettera da Elsa, oggi. Tutti ci aspettano a casa per Natale. In Germania credono che controlliamo Stalingrado. Quanto hanno torto.
Se solo potessero vedere cosa Stalingrado ha fatto al nostro esercito.
21 NOVEMBRE
I russi hanno sferrato un’offensiva lungo tutto il fronte. Feroci combattimenti stanno avvenendo in questo momento.
29 NOVEMBRE
Siamo circondati. Oggi ci è stato annunciato che il Führer ha detto: “L’esercito può confidare che farò tutto il necessario per assicurare i rifornimenti e la rapida rottura dell’accerchiamento”.
3 DICEMBRE
Abbiamo razioni insignificanti, e attendiamo l’aiuto che il Führer ci ha promesso.
Ho spedito lettere a casa, ma non ho ricevuto alcuna risposta.
14 DICEMBRE
Siamo tutti tormentati dalla fame. Le patate congelate sono il pasto migliore, ma non è facile raccoglierle dal terreno ghiacciato, quando si è sotto il fuoco dei russi.
18 DICEMBRE
Oggi gli ufficiali hanno detto ai soldati di prepararsi all’azione. Il generale Manstein sta per raggiungere Stalingrado da sud con ingenti forze. Queste notizie portano speranza nel cuore dei combattenti.
Dio, fa’ che sia così!
25 DICEMBRE
La radio russa ha annunciato la sconfitta di Manstein. Davanti a noi si prospettano soltanto la morte o la prigionia.
26 DICEMBRE
I soldati sembrano dei cadaveri o dei pazzi, mentre cercano qualcosa da mangiare. Non cercano nemmeno più riparo dalle granate dei russi. Non hanno la forza di camminare, fuggire e nascondersi.
Al diavolo questa guerra!
A distanza di quasi ottant’anni, la sorte di Wilhelm non è stata ancora appurata: l’assenza di qualunque informazione successiva al 26 dicembre, tuttavia, lascia supporre che sia rimasto ucciso nei giorni immediatamente seguenti.
Niccolò Meta
La Minerva
NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Risulta, per ammissione dello stesso generale, che il diario di Hoffman fosse conservato fra la documentazione di Vasilij Ivanovič Čujkov (1900-1982), comandante della 62ªArmata. Alcuni passaggi, infatti, sono stati citati nel suo memoriale “L’inizio della strada” (pp.248 e seguenti).
- Diary of a German Soldier, Gilder Lehrman Institute of American History, 2016;
- Stalingrad is Hell, CLA Journal 4, University of Central Arkansas, 2016;
- Čujkov V.I, The beginning of the road, traduzione a cura di Harold Silver, Cambridge University Press, 2017.
L’ha ripubblicato su La Minerva.
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