2 agosto 1980, Bologna

Non sono ancora trascorse le 10:25 quando la Stazione di Bologna Centrale, importante snodo ferroviario gremito di pendolari e turisti sopraggiunti da ogni angolo d’Europa, viene squassata da una tremenda esplosione verificatasi nella sala d’aspetto della seconda classe. Di matrice terroristica, l’attentato dinamitardo provoca la morte di 85 persone e il ferimento altre 200: si tratta di una delle pagine più drammatiche e luttuose nella storia della Repubblica.

Punto di arrivo di una stagione eversiva inaugurata sul finire degli anni ‘60, quest’episodio è indissolubilmente legato alla cosiddetta “strategia della tensione”, formula coniata a livello giornalistico per indicare l’instaurazione di un clima di paura tale da giustificare una svolta autoritaria. Tra gli eventi meglio conosciuti occorre menzionare le stragi di Piazza Fontana (12 dicembre 1969), di Piazza della Loggia (28 maggio 1974) e dell’Italicus (4 agosto 1974), nonché il famigerato golpe Borghese del dicembre 1970.

Nelle ore successive, le forze dell’ordine attribuirono la causa del disastro a una vecchia caldaia localizzata nei sotterranei dell’infrastruttura, un impianto in grado di generare un’onda d’urto così potente da distruggere l’intera ala Ovest. Bisognò attendere le testimonianze dei sopravvissuti e i rilievi della scientifica perché una simile ipotesi, sostenuta dall’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga (1928-2010), palesasse tutte le proprie incongruenze. Da lì in avanti, le indagini delle autorità giudiziarie si concentrarono sulla pista del “terrorismo nero” e, in particolar modo, su un’organizzazione di stampo neofascista nota con l’acronimo di NAR.

Un ottimo documentario tratto dal programma “La Storia siamo Noi”

Fondati nel ’77 su impulso di Valerio Fioravanti (1958-vivente) e della compagna Francesca Mambro (1959-vivente), i Nuclei Armati Rivoluzionari osteggiavano la linea filo-parlamentare adottata dal MSI anteponendole, analogamente con quanto accaduto nelle Brigate Rosse, una politica di scontro frontale con l’establishment. L’origine del disegno criminoso andava quindi ricercata, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, nella volontà del giudice istruttore Angelo Vella di rinviare a giudizio i maggiori indiziati per il caso “Italicus”, a loro volta legati ai circoli sediziosi dell’estrema destra.

Benché la paternità di un atto così brutale sia stata a lungo attribuita al solo gruppo sovversivo[1], molti erano i retroscena all’apparenza inspiegabili: l’attività di depistaggio compiuta da alcuni membri dei servizi segreti, solerti nel ricorrere al sistema delle rivendicazioni telefoniche per spostare il focus della magistratura sui NAR; le tesi costruite ad hoc su una “pista internazionale” che avrebbe visto coinvolti, nella cornice di un complotto ad ampio respiro, numerosi malviventi italiani e stranieri; l’ombra della loggia massonica P2 e del suo leader indiscusso, il “Maestro venerabileLicio Gelli (1919-2015), nella diffusione di notizie tendenziose grazie al lavoro eseguito dalle talpe nel SISMI[2].

L’11 febbraio 2020, a distanza di quasi un quarantennio dall’orribile vicenda, la Procura di Bologna ha finalmente indicato nel suddetto Gelli uno dei possibili mandanti, assieme al banchiere Umberto Ortolani (1913-2002), al giornalista Mario Tedeschi (1924-1993) e all’ex direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, Federico Umberto D’Amato (1919-1996)[3].

Niccolò Meta

La Minerva

Classificazione: 5 su 5.

NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] Oltre ai già citati Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, furono riconosciuti colpevoli l’abruzzese Luigi Ciavardini e il lombardo Gilberto Cavallini.

[2] Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare.

[3] All’atto pratico, la loro dipartita ha precluso ogni possibilità di intraprendere ulteriori azioni giudiziarie.

  • M. Alessandri, “Bologna, quarant’anni con la bomba nel cuore”, Quindici, Anno 3| Numero 11| 9 luglio 2020;
  • Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, 27ª Seduta del 6 novembre 1997 (Trascrizione) https://www.parlamento.it/…/stenografici/steno27b.htm.
  • G. Baldessaro, “Strage di Bologna, processo ai mandanti: Bellini tra gli esecutori per conto di Licio Gelli“, La Repubblica, 11 febbraio 2020.

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