Le ragioni dell’intervento sovietico: dalla teoria della sovranità limitata…
Forti del lavoro di ricostruzione storiografica condotto nell’articolo precedente, possiamo finalmente delineare un quadro completo delle valutazioni che, a partire dalla seconda metà del 1979, hanno persuaso la nomenklatura a rivalutare l’ipotesi di un coinvolgimento direttoal fianco di Kabul. La chiave di volta su cui verte l’intera analisi è la comparazione tra la dottrina della “sovranità limitata”, rimasta in vigore con alterne fortune sino all’estate del 1988, e la lettura nazionalistico-sciovinista, formulata dagli studiosi della “destra dissidente”[1] ma in grado di reclutare nuovi adepti a livello globale.
Se si volesse dare credito esclusivo alla prima interpretazione, invero la più conosciuta grazie all’imponente mole di saggi pubblicati all’indomani della Primavera di Praga (gennaio-agosto 1968), l’intervento sovietico assumerebbe i contorni di un’azione preventiva tesa a “difendere gliinteressi del proletariato mondiale”
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