In questo focus ci occuperemo di sfatare alcuni miti relativi al secondo conflitto mondiale, il più delle volte frutto delle mistificazioni e dei luoghi comuni entrati a far parte della memoria collettiva. Quando infatti la disamina critica viene meno e si esula dal controllare le fonti, si finisce con l’accettare passivamente queste leggende metropolitane che, non di rado, vengono riproposte da un certo tipo di divulgazione.
Benché in genere non vi sia alcuna malizia o volontà di dolo, è opportuno sottolineare che le loro origini risalgono alla decade compresa fra gli anni ’50 e ’60, quando il desiderio di analizzare gli aspetti meno chiari del conflitto offrì un potente incentivo perché si pubblicasse ogni sorta di materiale storiografico, invero non sempre attendibile. Ci si riferisce naturalmente alle memorie degli intervistati, dove l’umana tendenza nel generare interpretazioni, omissioni e distorsioni non poteva che riflettersi sull’oggettività dei lavori: basti pensare a quel filone che annovera tra i suoi prodotti opere quali “The Rommel Papers”, edita da Basil Liddell Hart; “Vittorie Perdute”, di Erich von Manstein; “Panzer Leader” (“Erinnerungen eines Soldaten”) di Heinz Guderian.
Simili trattazioni hanno palesato tutti i loro limiti grazie all’infaticabile attività di “debunking” e di “fact checking” intrapresa negli ultimi 40 anni, ma permangono serie difficoltà nel cancellare un sessantennio di preconcetti che hanno permeato qualsiasi meandro di questo ambiente. Va comunque detto, a parziale discolpa di quanti hanno redatto le loro pubblicazioni durante la Guerra Fredda, che all’epoca non esisteva alcun modo di verificare tali testimonianze vista la segretazione dei documenti, specie nei Paesi del blocco orientale. A ciò occorre infine aggiungere le esigenze imposte dallo scacchiere internazionale come il riarmo della Germania Ovest, episodio in cui l’Occidente promosse, grazie anche a degli accademici compiacenti, l’immagine della cosiddetta “Wehrmacht pulita”, necessaria a rendere più accettabile l’ingresso della Bundeswehr nel sistema NATO.
In sintesi, sono innumerevoli le problematiche causate dalla propaganda anglo-americana, da quella sovietica e da quella auto-assolutoria tedesca, ancora oggi in grado di ostacolare una narrazione obiettiva e completa del fenomeno bellico. È per questo motivo che il canale Parabellum ha realizzato un’apposita collana di approfondimento dove, attraverso un accurato lavoro di ricostruzione storiografica, molte delle tematiche esposte verranno sviscerate con dovizia di particolari.
Buona visione, allora, e non perdetevi gli incredibili filmati dell’epoca!
Mirko Campochiari, Niccolò Meta
La Minerva